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  • Immagine del redattoreElvis Informatico

Colloqui no-stop: lo sport degli informatici

"Un bel posto al ministero e sei sistemato a vita!". Questo slogan era un vero e proprio leitmotiv degli anni 80-90. Firmare un contratto a tempo indeterminato con lo Stato italiano era considerato un punto d'arrivo invidiatissimo per garantirsi serenità economica e lavorativa. Già, all'epoca si poteva parlare di punto d'arrivo, di traguardo definitivo, c'era la percezione che ad un certo momento non fosse più necessario sudare sette camicie per procurarsi la pagnotta a fine mese. Come sono cambiati i tempi... O forse, quanto eravamo ingenui a pensarlo... Che effetto fa oggi parlare in questi termini? Con i ritmi forsennati di una società schizofrenica, di un mercato del lavoro in continua rimodulazione e con sindacati che si confondono sempre più coi datori di lavoro, ha ancora senso parlare di sicurezza economica del posto di lavoro? Possiamo permetterci di ignorare il mercato? Di non essere al passo coi tempi? Di sentirci arrivati? La risposta è senza ombra di dubbio: NO! Specialmente nel mondo informatico, dove gli investimenti verso la ricerca e lo sviluppo sono sempre a flusso continuo, e dove esce uno smartphone nuovo ogni 6 mesi ed aggiornamenti software ogni settimana. Chi si ferma è dunque perduto, ma allora, come tenersi aggiornati? Puoi comprare riviste, seguire aziende all'avanguardia sui social, ma la percezione del mercato del lavoro? Le aziende stanno assumendo? Che profili cercano? C'è solo un modo per scoprirlo: candidarsi! Anche se sei appena entrato al ministero, anche se ti hanno assunto in Google, devi continuare a nuotare in questo mare di pesci grandi e piccoli che si mangiano tra loro. Devi aggiornare il tuo cv almeno una volta l'anno, dare una rinfrescatina al tuo profilo social (e non stiamo parlando di Facebook, piuttosto Linkedin) e sui motori di ricerca del lavoro, insomma, far vedere al mondo che esisti. Ma tutto questo non basta, non devi mai sederti ad aspettare che siano gli altri a cercarti, devi cercare anche tu, proporti, candidarti, insomma essere attivo. Perché? Semplicemente perché se non sostieni colloqui non riuscirai mai a misurarti col mercato, a capire davvero cosa cercano le aziende e come è valutato un profilo come il tuo, non riuscirai mai a capire quanto vali commercialmente... Facendo colloqui scoprirai che ci sono aziende per le quali sarai il profilo perfetto, altre che con sufficienza ti rifileranno un "le faremo sapere" scomparendo nel nulla. Sosterrai colloqui a cui ripenserai con fierezza ed orgoglio, altri di cui ti ricorderai soltanto la figura da zimbello che hai fatto. E questo perché sarai costantemente giudicato, l'esperienza ed i sacrifici di una vita saranno valutati nell'arco di un'ora, minuto più minuto meno. Insomma, ti sentirai giudicato, in subordinazione, costantemente sotto pressione e tutto questo giocherà un ruolo chiave nel buon esito del colloquio.

Si dice che la prima impressione sia quella che conta, ed è vero. L'idea di sostenere un colloquio crea generalmente stress, è un po' come un esame universitario, non si capisce mai quanto si è preparati. Ma se proviamo a ricordare il nostro primo esame da studenti ci viene in mente che probabilmente eravamo impacciati, magari balbettavamo o sudavamo freddo, dando l'impressione di non essere preparati a dovere. Poi via col secondo, il terzo, il quarto esame... Pian piano acquisivamo sicurezza in noi stessi, i discorsi divenivano fluidi, la voce era ferma, le ascelle asciutte e i prof apprezzavano. Lo stesso vale per i colloqui, se non siamo abituati a farne non avremo mai l'anima allenata a sentirsi sotto esame in un contesto simile, a seconda del nostro carattere ci sentiremo troppo sicuri o troppo insicuri, correremo il rischio di essere inadeguati rispetto alle circostanze. Invece abituarsi al giudizio di un recruiter fa bene! Tiene la mente ed il cuore allenati, pronti a schivare trabocchetti fatti apposta per far vacillare le nostre certezze. Ma non solo, quando si lavora da qualche anno nella stessa azienda mettere il becco fuori fa sempre bene, si capisce che aria tira, se abbiamo appeal o meno e questo ci aiuta a ben collocarci nell'attuale realtà lavorativa, consolidando l'opinione di noi stessi ed individuando dove possiamo migliorare. Quando riprendiamo il nostro lavoro dopo aver sostenuto un colloquio ci sentiamo più sicuri, abbiamo appena scoperto che là fuori c'è gente che potrebbe aver bisogno di noi, o magari abbiamo capito che è il momento di tenersi stretto l'attuale posto di lavoro. Insomma, fare colloqui aiuta a ricalibrarsi, ad essere adeguati, a star bene con noi stessi, a saper fiutare le opportunità, a metterci in discussione, a non finire succubi delle situazioni, a pensare sempre ad un'alternativa, ad essere positivi e soprattutto, a migliorare l'autostima... Provare per credere!



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