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  • Immagine del redattoreElvis Informatico

Dubito ergo sum

Aggiornamento: 31 gen 2020


Lavori nell'IT (information technology) e devi risolvere un problema? Non lavori nell'IT ma devi risolvere ugualmente un problema? Esiste una sola unica legge: dubitare. Quante volte parliamo di un problema pensando di averlo inquadrato ma arriva qualcun altro a sconvolgere le nostre certezze e lo risolve al posto nostro? Come può esser successo? Eppure eravamo certi d'aver capito, che brutta sensazione! Be', ciò che è successo è che probabilmente stavamo supponendo delle cose evidentemente sbagliate, e questo un analista non se lo può permettere. Per analista intendiamo chiunque debba risolvere un qualunque problema, quindi vale anche per tutto il resto. Per raggiungere oggettività in un problema occorre dubitare come non mai di tutto ciò che stiamo analizzando, siamo veramente certi che sia così? Abbiamo la certezza scientifica? No? Allora non risolveremo mai. Questo è ciò che ho imparato nel mondo IT, dubitare di tutto e tutti, andare a vedere coi propri occhi, essere quindi curiosi. Certo tutto questo costa, tanto, costa tempo, sacrifici, sforzi per acquisire competenze che ci aiuteranno a capire cosa non sta funzionando, competenze che spesso non pensiamo neanche di dover avere. Ma quanta soddisfazione quando si arriva! Che splendida sensazione! Ancora di più se poi andiamo a sputtanare qualche spocchioso collega che pensava di saperne più di noi. Il dado è tratto dunque: per lavorare nell'IT servono oggettività, curiosità, sacrificio, tempo ma prima di tutto, serve dubitare! Quando ci capita un problema da risolvere dobbiamo chiederci se è davvero così, se è davvero quello che vediamo o che ci stanno dicendo, quali sono le componenti che costituiscono il problema? Le cause che lo scaturiscono sono davvero tali o ve ne sono altre dietro che non stiamo vedendo? Una volta capito questo abbiamo già abbastanza elementi per capire dove andare a dubitare ancora e risolvere il problema. Con questo modus operandi stiamo costruendo le nostre reali certezze, che stanno dentro di noi, sono solo nostre e ci accompagneranno per sempre nel futuro, facendoci risparmiare tempo durante l'analisi di futuri correlati problemi. Steve Jobs aveva davvero ragione, oggi è uno slogan sputtanato ovunque il suo "stay foolish, stay hungry", ma con quel "siate folli" intendeva proprio uscire dagli schemi, dalla presunta razionalità delle cose, che forse è davvero solo presunta. E con quel "stay hungry" intendeva dire di non sentirsi mai sazi, spingersi sempre con la curiosità oltre il limite.


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