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Intraprendenza sul lavoro: istruzioni per l'uso

Aggiornamento: 7 lug 2022

E' - giustamente - considerata una delle qualità più importanti nel mondo del lavoro, ma occorre usarla con grande sapienza per evitare di generare malsane gelosie ed invidie.


"e quindi sono andato dal mio capo e gli ho detto che ho voglia di fare, che valgo molto di più del lavoro che mi ha assegnato finora, che ho voglia di imparare. Spero l'abbia capito!"

E' un paradigma visto tante volte quello sopra, in cui ci si lamenta col proprio capo per avere più responsabilità, perché ci si sente sottovalutati. Ma, come in ogni aspetto della vita, è sempre una questione di punti di vista. Nella nostra testa possiamo pensare di aver fatto bene a rivolgerci al nostro manager per ottenere maggior risalto, possiamo pensare di esser passati come persone operose ed intraprendenti, disposte ad esporsi e scendere in campo. Può darsi, ma c'è sempre il rovescio della medaglia e riuscire a leggere entrambe le facce è uno dei segreti del successo. Una delle chiavi fondamentali nel lavoro e nella vita è rompere gli equilibri, saper uscire dalla comfort zone, siamo tutti immersi nelle nostre routine quotidiane, abituati a far passare il tempo tendenzialmente sempre nello stesso modo, le nostre giornate lavorative sono fatte anch'esse di continue routine, tendiamo sempre al desiderio di equilibrio. Dunque, ogni evento che va ad alterare questo equilibrio ci costringe a drizzare le antenne, a renderci conto del cambiamento, magari in una giornata in cui eravamo completamente sovrappensiero ed il cervello era in standby. Gli effetti di un cambiamento hanno risvolti positivi e negativi ed è proprio qui che si gioca la partita. Nessuno ci dà la certezza che il nostro capo prenderà positivamente la nostra presa di posizione, è soltanto ciò che ci aspettiamo noi, ma si tratta a tutti gli effetti di un cambiamento a cui sottoponiamo il boss, che potrebbe passare per un problema in più da gestire piuttosto che come un'opportunità. Perché? Per diversi motivi:


- Un dipendente "scontento": se il nostro manager non ci ha affidato più compiti di quelli che svolgiamo avrà avuto senz'altro i suoi buoni motivi e sono questi che vanno compresi. Lui ha una visione del lavoro da una prospettiva completamente diversa, ha un responsabile diverso dal nostro a cui dover rendere conto, colleghi differenti con cui interfacciarsi. Occorre quindi chiedersi perché non ci stia valorizzando, ma cercando di capirlo da soli, senza andare necessariamente a chiedergliene conto, o perlomeno farlo soltanto se proprio non riusciamo a trovare la risposta.


- scarsa proattività: non è affatto detto che chiedere più responsabilità sia segno di intraprendenza, fondamentalmente nel lavoro (ricollegandoci al discorso della comfort zone) meno problemi si hanno e meglio è. Tutto deve filare liscio come l'olio, qualsiasi attentato alla routine o qualsiasi meccanismo inceppato possono generare stress ed entropia. Un dipendente che chiede maggiori responsabilità è qualcosa in più a cui pensare: non è contento? Può perdere gli stimoli? Mi fido di lui? Posso farne a meno? Sono tutte domande che vengono spontanee ma dalle risposte affatto semplici. Dal punto di vista di un superiore, fedelmente al mantra "meno problemi meglio è", un dipendente intraprendente dovrebbe essere in grado di farsi strada da solo, la qualità del suo lavoro dovrebbe brillare di luce propria e dovrebbe essere soltanto pura convenienza farlo crescere. Un lavoratore di talento è libero da preconcetti e pregiudizi, sa mettersi in gioco ed è realmente intraprendente. Al contrario, un dipendente che espone delle lamentele od insoddisfazione può dare un'idea di scarsa proattività, di restare fermo al palo piuttosto che rimboccarsi le maniche.


Come scrive Sean Covey ne "le 7 regole del successo", la strada per il successo lavorativo è la regola n.4: paradigma vinco/vinci. Chi può decidere la nostra ascesa professionale è soltanto il nostro superiore (e tutti, ma proprio tutti, abbiamo dei capi!), ma affinché questo accada la convenienza deve essere reciproca e bilaterale! In altre parole, deve convenire ad entrambi (manager e sottoposto) far crescere il dipendente. E' esattamente questo il risultato a cui puntare, dobbiamo essere il miglior sponsor possibile del nostro stesso capo, fare in modo che ai suoi occhi la nostra crescita sia vista come prova delle sue indiscusse qualità, che convenga anche a lui investire su di noi. Bada bene, questo non significa assolutamente diventare servili, bensì riuscire con grande spirito di osservazione a cogliere il suo punto di vista, la sua prospettiva, in modo da capire come muoversi per portarlo ad accorgersi di noi.

Dunque, occorre saper osservare con sapienza prima di muoversi, essere propositivi nel modo giusto, evitare prese di posizione nei riguardi di capi e colleghi, perché innescano soltanto delle battaglie di forza, addirittura invidie e gelosie da parte di colleghi che potrebbero tranquillamente trasformarsi nel fuoco amico ed entrare in competizione con noi.

Dimentichiamoci dell'idea di giustizia, legge a parte, è un concetto assolutamente individuale e personale: ciò che è giusto per noi può non esserlo per un altro. Pensare di ottenere ragione sul meritare o meno una promozione è fuori luogo, non è qualcosa di giusto o sbagliato, è qualcosa che conviene a tutti!

"Se affido questo progetto a Mister X potrò occuparmi di aspetti più importanti, conviene promuoverlo!". Dobbiamo portare il nostro manager ad applicare un ragionamento simile e non a dire: "Mister X mi ha chiesto più responsabilità, devo capire se ne vale la pena e come", il paradigma è ben diverso, nel primo caso si tratta quasi di un'intuizione, nel secondo di un'attività in più da gestire. Una persona intraprendente ha il potere di esser vista come un'opportunità: parla poco ed è efficace ed efficiente, non ha bisogno di chiedere soldi né promozioni, se l'azienda l'apprezza saprà valorizzarla, perché ambo le parti potranno guadagnarci. Un lavoratore intraprendente non polemizza mai, agisce! Le polemiche sono semplicemente fiato sprecato, se le cose non vanno ci si attiva per cambiarle anziché criticare.









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