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La forza del contesto

Aggiornamento: 20 lug 2022

"Benvenuto a bordo! Iniziamo l'affiancamento, ti faccio vedere come si risolvono i classici errori di disallineamento del character set durante l'import di un dump"...

Non male come supercazzola nel nostro primo giorno di lavoro, vero? Di cosa starà mai parlando il nostro collega? Di quale diavolerie si occupano da queste parti? A parte la fuffa di cui mi hanno parlato durante i colloqui, non ho la minima idea di cosa andrò a fare nello specifico e cominciare immediatamente con le mani in pasta non è proprio il massimo. Ma questo è un classico problema di chi fa formazione ai nuovi colleghi: dare un po' tutto per scontato. Del resto saper spiegare il proprio mestiere non è affatto facile, insomma, fare formazione ad un collega non è proprio roba per tutti. Partiamo dal presupposto che la formazione sul lavoro non è un processo unilaterale, bensì bilaterale, è infatti necessario che la comunicazione tra formatore e nuova leva sia costruttiva e biunivoca, che entrambe le parti si scambino informazioni reciprocamente, perché l'enorme vantaggio di fare "training on the job" è che, a differenza di un manuale da leggere od un video-corso da seguire, ad un collega si possono fare mille domande. Si può chiedere, chiedere di ripetere, di spiegare meglio un dettaglio, a patto che ci si senta liberi dalla paura di essere giudicati. Inutile negarlo, occorre essere sinceri, tutti (o quasi) siamo tesi e spaventati al nostro primo giorno di lavoro: dobbiamo imparare, sappiamo che non sfuggiremo al fisiologico giudizio altrui, che se poi la prima impressione è quella che conta, sarà difficile far cambiare idea su chi ci ha colti in sacrosanta difficoltà alle nostre prime armi. Esistono vari approcci circa l'apprendimento, chi dice "prima la teoria e poi la pratica", chi preferisce partire subito a sporcarsi le mani, il nòcciolo della questione non è certo questo, bensì il trasferimento di quel sapere minimo ma fondamentale per cominciare a muoversi. Inutile ammorbare il nostro nuovo collega con centinaia di informazioni, rischia di perdersi dopo pochi minuti e se così fosse farebbe bene a dirlo subito, perché come detto, la formazione è un processo biunivoco, una missione comune. Erroneo supporre (o sperare...) che basteranno 2-3 consigli e concetti per far andare da solo il nuovo arrivato, fintanto che resteremo ancorati al concetto che l'apprendimento sia un processo unilaterale (io spiego, tu segui e auguri) la nostra nuova risorsa non riuscirà ad acquisire la chiave di tutto, ovvero la coscienza di gruppo. Esatto, quella serie di conoscenze oramai intrinseche ed acquisite, che permettono ai componenti di qualsiasi team di muoversi in autonomia e libertà, quel senso comune che guida le azioni e le scelte di un gruppo. Quell'automatismo che, se sei spalle alla porta, puoi dare il pallone al centrocampista dietro di te, che sarà pronto a riaprire il gioco sugli esterni. Ecco, a volte la differenza è tutta qui: c'è chi riesce a girarsi e puntare la porta e chi sa che deve affidarsi ai suoi compagni. Come fare a saperlo? Semplice, la chiave di tutto è il contesto! Il contesto è la nostra cartina tornasole, la bussola che indica sempre verso Nord, ci permette di muoverci, di orientarci da soli in mezzo al marasma generale del nuovo lavoro tutto da scoprire. Il contesto è come la cornice di un puzzle, si parte sempre da lì quando ne iniziamo uno, perché è il riferimento da cui partiremo per muoverci verso il centro, riconoscendo spigoli e sfumature, spaziando dal generale al particolare. Ergo, per costruire la cornice (e quindi il contesto) del nostro lavoro ci serve partire dal generale, o comunque non tralasciarlo persi tra i particolari troppo particolari di un problema che, se allargassimo di poco la prospettiva, potremmo risolvere più velocemente. Costruiamo assieme, vecchi e nuovi colleghi, il nostro contesto. Preoccupiamoci di assimilare e trasmettere reciprocamente i concetti fondamentali del lavoro che andremo a svolgere, applicandoli al caso specifico con le dovute proporzioni e sfumature, in altre parole: contestualizziamo. Insomma, preoccupiamoci di parlare prima di database piuttosto che direttamente del character set. Tutto questo ci darà la forza per raggiungere risultati spesso persino impensabili, ci darà per l'appunto, la forza del contesto.



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