top of page
  • Immagine del redattoreElvis Informatico

Recruitment: Chi cercano le aziende oggi?

Aggiornamento: 24 giu 2022

Bella domanda... Oggi il mercato del lavoro nel settore IT è articolatissimo, le aziende cercano specialisti ma senza spendere troppo, stagisti ma con esperienza, leggere gli annunci delle offerte di lavoro è spesso demoralizzante, sembra di non avere mai sufficienti skills (abilità). Qual è la direzione? Cosa vogliono veramente da noi questi signori? Probabilmente oggi il recruitment (reclutamento) è davvero una black box, non si sa mai fino in fondo chi si sta per assumere, gli annunci sono sempre più stringenti, si cerca il top in termini di formazione e preparazione ma ciò non è affatto sinonimo di successo. Troppe volte capita di assumere dipendenti con tutte le carte in regola che poi si rivelano troppo rigidi, magari ribelli o poco produttivi rispetto agli standard aziendali. Stabilire chi ha ragione tra datore e dipendente è sempre cosa ardua, i punti di vista sono spesso contrapposti, hanno ragione tutti e quindi nessuno. Assumere vuol dire investire, anticipare una parte del proprio fatturato con l'obiettivo di vederlo aumentare nel tempo grazie a nuova e fresca forza-lavoro, rientrando del valore anticipato ma non solo. Quando un dipendente entra in un'azienda è una grande opportunità per entrambi, questa risorsa dovrà contribuire ad accrescere il valore dell'azienda ma anche viceversa, pure l'azienda dovrà accrescere il valore tecnico ed umano della risorsa. La parola chiave è dunque crescita e va pensata bilateralmente: datore-lavoratore e lavoratore-datore. I due binomi devono andare insieme, laddove si dovesse creare una forbice nel processo di crescita, l'aspettativa di vita del "matrimonio" lavoratore-datore verrebbe pesantemente minata con ottime probabilità di divorzio. Se un'azienda cresce rapidamente sul mercato e nel proprio fatturato, senza però premiare chi ha contribuito attivamente al raggiungimento di tali risultati (ovvero il dipendente), il lavoratore tenderà a sentirsi sfruttato e non riconosciuto, ne uscirà demoralizzato e questo rallenterà la sua produttività, produrrà semplicemente meno. Se invece un'azienda dovesse subire una pesante flessione nel proprio fatturato o addirittura un'involuzione, premiare i propri dipendenti non verrebbe certo naturale. Occorre quindi remare nella stessa direzione, ragionare come un unicum, quando vi è distacco tra management ed impiegati si crea un clima da separati in casa, diffidenti reciprocamente, quindi la parola crescita dev'essere per tutti il medesimo obiettivo. Ma per crescere serve condivisione, altra legge fondamentale dei gruppi di lavoro, che siano aziende, squadre sportive o altro. La condivisione è comunicazione, vuol dire mettere a disposizione di tutto il gruppo le proprie competenze, significa crescere tutti, ed il management deve essere parallelamente in grado di cogliere il valore (anche economico) della competenza! In conclusione, oggi il recruitment fa paura da ambo le parti: c'è diffidenza, timore, mal fiducia nel nostro interlocutore, mancano dei feedback affidabili che ci permettano di valutare con un buon grado di certezza chi stiamo per assumere o per chi stiamo andando a lavorare. Un semplice consiglio per chi si candida ad un'offerta di lavoro potrebbe tuttavia essere utile, più che un consiglio, direi un promemoria: coerenza tra curriculum e realtà, niente romanzi, chiarezza nelle informazioni fornite, onestà, trasparenza. Perché la prima vera cosa di cui un datore di lavoro ha bisogno è la fiducia nei suoi dipendenti. Scrivere menzogne o gonfiare le proprie esperienze non serve a niente, non porta da nessuna parte, occorre trasmettere trasparenza quando si sostiene un colloquio, il recruiter deve trovare perfetta armonia tra il cv e la realtà. Spacciarsi per chi non si è ha dei rischi enormi ed effetti imprevedibili: molte aziende parlano tra loro, molti dirigenti si conoscono anche al di fuori dal contesto lavorativo pur essendo rivali sul mercato, una brutta figura ad un colloquio potrebbe raggiungere confini impensabili, insomma, rischieremmo di bruciarci! Siamo fieri di ciò che siamo, non sminuiamo né millantiamo le nostre qualità, un buon cv è onesto, deve ispirare fiducia, altrimenti un serio recruiter potrebbe smontare in pochi minuti il nostro castello di carta.


651 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page